La metropoli nell’Età della pietra | 2015
Allegoria della condizione contemporanea
© Lapo Lani
«Il XXI secolo ha dunque posto in evidenza la crisi della città e conseguentemente la crisi del progetto come strumento di ordine, progresso e bellezza. Da questo nuovo contesto storico emerge quella tendenza minoritaria che ha attraversato in controcorrente l’ottimismo del progetto nel secolo scorso. Una tendenza estrema che ha avuto origine dalle radici delle prime avanguardie e ha attraversato come un fiume carsico, scomparendo e riapparendo, il lungo percorso di quella storia tragica che l’industrial design ha totalmente ignorato.
La controtendenza degli archetipi più profondi, è risalita alla “condizione animale” dell’uomo, interpretando la legge di Darwin come un processo reversibile: se l’uomo discende dalla scimmia, l’uomo più recuperare questa discendenza tornando al suo stato primordiale di animale, interpretato non come “regressione”, ma come libertà e modernità estrema.
Su questa linea strategica si sono posti alcuni grandi innovatori come Kurt Schwitters che negli anni Trenta cominciò a costruire i suoi Mertzbau, grotte di detriti e frammenti in continua evoluzione; Jackson Pollock che negli anni Cinquanta affermava “la natura sono io”; Sam Francis Bacon nei cui dipinti l’uomo-gorilla è prigioniero di una modernità chiusa in se stessa.
Negli anni Sessanta Pierre Restany, dopo aver attraversato a piedi l’Amazzonia su incarico del governo brasiliano, scrisse il suo “Manifesto del Rio Negro” dove paragonava la condizione dell’uomo contemporaneo a quella degli indios; entrambi vivono un ambiente totalmente saturo (la metropoli e la foresta) dove sogni, natura, magia, tecnica, culto dei morti, costruiscono un’unica realtà. Entrambi, come pesci immersi nel mare, non hanno mai la visione “esterna” del proprio habitat, plancton che non ha confini né orizzonti.
In un sistema che “non si sviluppa ma si espande”, il progetto è solo davanti a se stesso e risale alle sue origini antropologiche più profonde; a quella condizione primordiale da cui l’ambiente umano ha cominciato il suo lungo cammino».*
* Andrea Branzi, “La metropoli primitiva”, Fortino Editions.