L’area degli ex-Mulini Marzoli, dove nei primi anni ’50 del Novecento si costruiscono due Silos della Federconsorzi per il deposito di granaglie, oggi rivela un particolare valore di posizione per la sua vicinanza al centro storico, al porto e alla linea ferroviaria. I due edifici gemelli e l’area ad essi circostante sono stati oggetto di una importante riconversione funzionale e architettonica in grado di assecondare le mutate esigenze urbane della zona portuale su cui insistono. Il nuovo Hotel Poseidon Mercure è stato costruito infatti sulla stessa area di sedime dei silos conservandone forma e volume, e Il lavoro progettuale stabilisce nuove relazioni spaziali tutte interne agli edifici attraverso le funzioni, i connettivi e l’illuminazione. La posizione rispetto al porto, la tradizione di città di mare e di corallo, la vocazione dell’area che ospita l’albergo, sono i motivi del tema progettuale che attraversa e declina in vario modo la qualità e la tipologia degli spazi di progetto. Sette fori circolari di diverso diametro ed in posizioni strategiche rispetto a forma e a dimensione di entrambi gli edifici attraversano e bucano i solai dall’ultimo livello fino alla quota dell’atrio, regalando complesse spazialità ai percorsi di distribuzione delle 33 camere e dei 50 apparthotel, puntuali ed inaspettate percezioni di verticalità in contrappunto alla compressa orizzontalità dello spazio dell’atrio, grandi pozzi di luce che scandiscono spazi collettivi, stanze d’albergo, scale. Continuità formale ed organicità spaziale mettono in relazione la qualità della preesistenza con le nuove esigenze funzionali e compositive. La sabbia, l’acqua e il corallo, elementi della ‘spazialità’ marina, costruiscono nei colori i livelli delle stanze dell’albergo; non un gioco cromatico ma un tentativo di lavorare anche attraverso il colore ad una articolata spazialità architettonica che può, per astrazione, anche rimandare all’‘ambiente’ marino. Un acquario di improbabili dimensioni e forme, quindi: perché alla varietà di forme, colori e spazi all’interno, fa da contrappunto la rigida stereometria del “contenitore” nelle sue forme originarie e nelle bucature ad asole allungate sempre preesistenti, come nella scelta della pelle di rivestimento: pannelli prefabbricati rigorosamente bianchi ma incisi, come già scalfiti dalla brezza marina.