“Lo spazio architettonico può essere creato in due modi: per addizione e per sottrazione: per fare un esempio, in alcuni tipi di scultura si comincia da niente e si crea un’opera d’arte aggiungendo creta pezzo per pezzo; in altri tipi si comincia da un blocco di pietra o di legno che si sbozza, scartando le parti non necessarie, fino ad ottenere la forma desiderata.” 1
Tre parchi, che una volta erano uno solo. Una rete di percorsi, che ora si riduce a qualche linea dispersa. Rogge che irrigavano la terra, che ora hanno più l’aspetto di acquitrini.
Una strada, che tutto questo ha creato, lacerando un territorio prima omogeneo, un territorio che sta cercando di ritrovare la propria identità.
Quale soluzione per questo problema che grava sulla maggior parte delle periferie milanesi?
Forse un segno; un segno più forte di quello che incarna Via Novara; un segno che unifichi ciò che prima era unito e che non sia solo un ponte di passaggio tra due zone, ma che si carichi di un valore più alto e che diventi esso stesso “territorio”.
Questa l’idea che sta alla base di questo progetto che tenta di ricucire le aree dei tre parchi, Parco delle Cave, Bosco in Città e Parco di Trenno, attraverso la ripresa di un percorso preesistente, un percorso che diventa un filo unificatore di tutte le aree e che, attraversando Via Novara, acquista la forme di un ponte, largo 12 metri. Al ponte si legano poi, in diversi modi, le funzioni che vanno a costituire il Centro Studi del Paesaggio, la quali cercano di mescolarsi con tutta l’area di progetto, assumendo forma di padiglioni, disposti in maniera da rendere possibile la fruizione di tutta l’area, senza concentrare in un unico punto tutte le attività. Come legante di tutti questi elementi una grande fascia verde, frammentata in lotti i quali sono a disposizione per le attività seminariali e di laboratorio del Centro Studi.1 Cfr.: Yoshinobu Ashihara